Il Buddismo – o Buddhismo – è una dottrina religiosa e filosofica tra le più antiche e diffuse al mondo.
Per poter visitare “con cognizione di causa” i principali itinerari storico-culturali del sud-est Asia, abbiamo ritenuto opportuno realizzare una sezione dedicata al Buddismo.
Una guida introduttiva nella quale sono descritti i principali insegnamenti del Gautama Buddha, i rituali e le pratiche monastiche, l’iconografia ed il linguaggio gestuale che caratterizza le rappresentazioni del Buddha.
Il Buddismo ha origine dagli insegnamenti di Siddharta Gautama, principe di un piccolo regno – Shakya – situato alle pendici dell’Himalaya (attuale Nepal).
(*) motivo per cui il Gautama Buddha è denominato anche Buddha Shakyamuni
Nato nel 563 a.C., sin dall’infanzia Siddharta Gautama fu circondato da ogni forma di benessere.
All’età di ventinove anni lasciò il palazzo reale per la prima volta nella sua vita.
Durante questa sua prima uscita, Siddharta Gautama incontrò un anziano, un malato ed un morto, scoprendo l’esistenza della sofferenza umana. Tale esperienza lo cambiò radicalmente.
Siddharta Gautama, infatti, abbandonò la sua vita privilegiata e si recò nelle regioni montuose del nord dell’India dando inizio ad un percorso meditativo alla ricerca di una soluzione in grado di porre fine alle sofferenze umane.
Siddharta, diventato il Buddha – termine che letteralmente significa “Illuminato,Risvegliato” – apprese l’esistenza di un ciclo di rinascite (Samsara) a cui solo la liberazione permanente dal dolore può porre fine (Nirvana).
Quest’ultimo, in particolare, è raggiungibile soltanto attraverso l’eliminazione degli “influssi negativi” a cui l’uomo è soggetto, tra cui il desiderio sensuale, l’egoismo, l’ignoranza e l’opinione
Diffusione del Buddismo
La prima settimana dopo l’illuminazione il Buddha rimase in meditazione sotto un Fico Religioso.
Nella settimana seguente il Buddha tornò a meditare e si interrogò se dovesse diffondere la dottrina o se dovesse mantenerla solo per sé, essendo “difficile da comprendere, al di là della ragione umana”.
Durante la meditazione apparve Brahma, il “Signore del Mondo” della Trimurti Induista, che s’inginocchiò di fronte al Buddha e lo implorò a diffondere la sua dottrina “per aprire i cancelli dell’immortalità” e permettere al mondo di recepire il Dhamma.
Buddha decise di diffondere la sua dottrina senza alcuna distinzione.
Altre tre settimane le passò meditando sotto altri tre alberi: la prima sotto un Ficus Indica (Banyan), la seconda sotto un Mucalinda, la terza sotto un Buchanania Latifolia.
Durante la settimana di meditazione sotto il Mucalinda si verificò un violento temporale. Uno spirito-serpente (Naga) apparve e protesse il Buddha dalla pioggia e dal freddo.
Nell’ultima settimana di meditazione gli fecero visita due mercanti, Tapussa e Bhallika, che gli offrirono dei dolci al miele, divenendo così i primi discepoli del Buddha.
Il Buddha iniziò a diffondere i propri insegnamenti, condividendo con chiunque incontrasse la sua esperienza di saggezza illuminata.
Il primo discorso del Buddha si tenne nel “Parco delle Gazzelle” presso Sarnath, località situata nei pressi di Benares (attuale Varanasi, India nord-occidentale), in presenza di cinque sramana (asceti, discepoli).
Questo discorso, denominato il “Discorso di Benares”, è considerato l’evento che da inizio al Dhamma (Dharma), gli insegnamenti della dottrina buddista.
(*) Dhamma – o Dharma – è un antico termine in lingua Sanscrita che identifica la “Ruota del Dharma”, la Routa degli Insegnamenti del Buddha.
Nell’iconografia Indiana, la Ruota è un’arma di Indra, divinità della mitologia Induista associata alla folgore, alla pioggia ed alla guerra.
Analogamente, nel Buddismo la ruota è utilizzata come un’arma per “colpire” gli ostacoli che impediscono all’uomo di raggiugere il Nirvana.
Con il “Discorso di Benares” il Buddha enuncia le Quattro Nobili Veritá ed il Nobile Ottuplice Sentiero.
Le “Quattro Nobili Verità” contemplano l’aspetto pratico della condotta di vita e della pratica spirituale buddista.
La Verità del dolore
La vita è sofferenza, e la sofferenza si manifesta nella nascita, nella vecchiaia, nella malattia e nella morte.
In particolare, nei testi canonici del Buddismo sono indicati otto tipi di dolore:
- Il dolore della nascita, causato dalle caratteristiche del parto e dal fatto di generare le sofferenze future;
- Il dolore della vecchiaia, che indica l’aspetto di degrado dell’impermanenza;
- Il dolore della malattia, determinato dallo squilibrio fisico;
- Il dolore della morte, generato dalla perdita della vita;
- Il dolore causato dall’essere vicini a ciò che non piace;
- Il dolore causato dall’essere lontani da ciò che si desidera;
- Il dolore causato dal non ottenere ciò che si desidera;
- Il dolore causato dai cinque skandha (o aggregati): il corpo, i sensi, le sensazioni, le percezioni e la coscienza.
Questa lista di otto dolori viene riassunta in tre categorie:
- Dolore in quanto tale, quali la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte;
- Dolore per ciò che muta, ovvero la sofferenza generata dalla separazione o dal non ottenere ciò che si desidera;
- Dolore generato dall’esistenza, quali la frustrazione, l’inutilità di numerose nostre attività.
La sofferenza è percepita non solo in caso di malattia, vecchiaia e morte, ma anche quando si è costretti al contatto con ciò che non si ama (relazioni, interazioni con persone, eventi sgradevoli etc.), quando si è costretti alla separazione da ciò che si ama, o ancora quando si risente di un disagio derivante da una realtà insoddisfacente.
La frustrazione dei desideri è una delle più usuali percezioni del “dolore”.
La Verità dell’origine del dolore
La sofferenza ha origine dentro di noi, dalla ricerca della felicità in ciò che è transitorio, spinti dal desiderio per ciò che non è soddisfacente (brama).
La Verità della cessazione del dolore
Per liberarsi dal dolore non bisogna concentrarsi sulle cose o sulle persone, “lasciare andare ciò che è desiderabile in quanto provvisorio, fine a se stesso”.
La Verità della via che porta alla cessazione del dolore
Il percorso spirituale da intraprendere per liberarsi definitivamente dal dolore, dalla sofferenza umana (Nirvana). Tale percorso è denominato il “Nobile Ottuplice Sentiero”.
Il Nobile Ottuplice Sentiero rappresenta l’essenza della filosofia buddista. Un percorso di purificazione del pensiero, della parola e delle azioni che ha come risultato finale il raggiungimento del Nirvana, l’emancipazione dal dolore.
Tale percorso si esplica attraverso l’applicazione contemporanea dei seguenti otto elementi:
- Retta Visione: vedere le cose “semplicemente come sono”, senza il velo delle nostre illusorie percezioni;
- Retto Pensiero: il pensiero del non-attaccamento alle cose materiali, nell’amore e alla non violenza;
- Retta Parola: astensione da parola falsa, da parola che calunnia, da parola aspra e da parola oziosa;
- Retta Azione: un uso appropriato di noi stessi e del nostro corpo, in particolare non nuocere agli altri, ma anche non prendere ciò che non è dato;
- Retta Vita: evitare mezzi di sussistenza nocivi a sé e agli altri;
- Retto Sforzo: lasciar fluire la nostra energia, processo che richiede uno “sforzo”, quali costanza e applicazione;
- Retta Consapevolezza: una mente “senza scelta e senza giudizi”, che osserva indistintamente senza selezionare, senza cadere in pensieri discriminanti;
- Retta Concentrazione: la pratica meditativa che indirizza le energie mentali in una chiara direzione, senza dispersioni o confusione.
I testi sacri del Buddismo
I testi sacri della dottrina Buddista (*) comprendono i tre canoni principali del Buddismo, suddivisi in base alla lingua degli scritti:
- Canone Pali
- Canone Cinese
- Canone Tibetano
(*) I testi sacri del Buddismo sono denominati Tipitaka (Pali) o Tripitaka (Sanscrito), termine che letteralmente significa “i tre canestri”.
Canone Pali
Il Canone Pali rappresenta la più antica collezione di testi canonici buddisti.
Tale canone, riferimento del Buddismo Theravada, si compone di tre Pitaka (termine che letteralmente significa “canestro, i tre canestri”):
- Vinaya Pitaka (canestro della disciplina), con le regole di vita dei monaci;
- Sutta Pitaka (canestro della dottrina), contenente gli insegnamenti impartiti dal Buddha;
- Abhidhamma Pitaka (canestro di approfondimento del Sutta Pitaka).
Canone Cinese
Il Canone Cinese si compone di 2,184 testi, a cui vanno aggiunti 3,136 supplementi. Tali scritti sono raccolti in 85 volumi pubblicati in Giappone dal 1924 al 1929.
Il Canone Tibetano
Il Canone Tibetano comprende due raccolte distinte: il Kangyur (composto da 600 testi con discorsi del Gautama Buddha) ed il Tanjur (costituito da 3.626 testi tra commentari ed insegnamenti).
Stampati originariamente in Tibetano, gli scritti furono tradotti in lingua sanscrita (all’epoca considerata una sorta di lingua universale, come fu il Latino nel Medioevo europeo) dai sovrani dell’Impero Kushan (*)
(*) L’Impero Kushan o Impero Kusana (I al III secolo d.C.), fu un vasto impero che si estendeva dalla valle del Gange fino all’Asia centrale (comprendendo parte degli odierni Pakistan, Afghanista e Tagikistan).
I testi tradotti furono poi inviati in Tibet e Cina da missionari Kushani e Persiani.