Mitologia Induista

Le principali divinità, creatrici e ordinatrici del cosmo, e le figure della mitologia Induista

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Mitologia Induista

Si elencano di seguito le principali divinità della mitologia Induista:

Deva e Asura

Deva, termine Sanscrito che letteralmente significa “Colui che emana luce”, indica una divinità maschile (*)

(*) il corrispondente sostantivo femminile è Devi

Nei primi testi Veda (Periodo Vedico) un altro termine comune per indicare le divinità è Asura.

Nel corso dei secoli queste divinità primordiali verranno suddivise in Deva (divinità benevoli) e Asura (divinità maligne, demoni), protagonisti dell’eterno conflitto tra il bene ed il male.

I Deva e gli Asura, assieme agli Yakshas (spiriti della natura) e Rakshasa (fantasmi ed orchi), caratterizzano tutt’oggi il culto popolare della mitologia Induista.

Foto: statue dei Deva presso la Porta Meridionale di Angkor Thom (Cambogia) 

Trimurti

Trimurti, termine Sanscrito che letteralmente significa “Tre Aspetti, Tre Forme”, rappresenta la triplice forma di un unico Dio.

I tre aspetti della divinità superiore si manifestano attraverso Shiva (il distruttore), Vishnu (il ricostruttore) e Brahma (il creatore).

A queste tre divinita maschili ci sono le corrispondenti divinita femminili: Parvati, Lakshmi e Sarasvati.

Shiva

In Sanscrito Shiva significa “Colui che distrugge, il Distruttore”.

Tuttavia tale appellativo non è da intendersi in senso negativo. Shiva infatti è l’aspetto divino che conclude i cicli di vita-morte, è il Grande Dio – Mahadeva – che distrugge l’intero universo, per consentire a Brahma (il creatore) di iniziarne degli altri.

La figura di Shiva nell’Induismo modermo è il risultato di una progressiva evoluzione.

Nel corso dei secoli Shiva ha inglobato alcune divinità tipiche del Vedismo, tra cui Agni (Dio del Fuoco), oltre ad un numero imprecisato di divinità minori connesse con la morte, il sesso e la fertilità (*).

(*) in molti templi Khmer dedicati a Shiva, l’immagine sacra principale è rappresentata dal Linga, scultura raffigurante il membro maschile, simbolo di virilità e fertilità

Shiva è spesso raffigurato sul dorso di Nandi, un toro di colore bianco (simbolo di purezza), le cui quattro zampe rappresentano la Verità, la Rettitudine, la Pace e l’Amore.

La consorte di Shiva è Parvati, figlia di Himavat e Minavati (*), sorella di Ganga (la divinità che rappresenta il Gange, fiume sacro dell’Induismo).

(*) Himavat è il Signore delle montagne dell’Himalaya mentre Minavati è la figlia del Monte Meru, il monte sacro della mitologia Induista, situato al centro dell’universo.

In Sanscrito il termine Parvati significa letteralmente “montagna”, nel caso specifico “Figlia della Montagna”.

Shiva e Parvati sono i genitori di Ganesha e Skanda (Karttikeya)

Vishnu

Vishnu in Sanscrito significa letteralmente “pèrsuasivo, colui che ha la forza/capacità di pèrsuadere”.

Nella mitologia Induista Vishnu rappresenta “Il Protettore”, la divinità preposta alla protezione e salvaguardia dell’universo e della Trimurti stessa.

Vishnu è raffigurato con una carnagione bluastra, con quattro braccia che sorreggono:

  • un Fiore di Loto (Padma)
  • una mazza con un’estremita sferica (Kaumodaki Gada)
  • la conchiglia sacra (Panchajanya Shankha)
  • un disco dorato (Sudarshana Chakra)

Nella mitologia Induista Vishnu è caratterizzato da numerosi avatar (*), il piu famoso delle quali è Rama, principe-guerriero, protagonista del Ramayana, il principale poema epico dell’Induismo.

(*) Avatar o Avatara è un termine Sanscrito che indica una rappresentazione terrena assunta da Visnu.

Il simbolo che lo rappresenta è il Garuda, creatura mitologica mezzo uomo e mezzo uccello.

La consorte di Vishnu è Lakshmi, la devi dell’abbondanza, della luce, della saggezza, del destino, della fortuna e della bellezza.

Vishnu e Laskhimi sono i genitori di Kama, deva dell’amore.

Foto: statua di Vishnu ad Angkor Wat

Brahma

Brahma rappresenta “Il Creatore”, il dio che crea l’universo.

Nel corso del V secolo d.C. Brahma acquisisce quindi quel ruolo che nel Brahmanesimo era riservato a Prajapati (Il Sacerdote Cosmico).

A differenza di quest’ultimo, Brahma non è una divinità suprema, ma una divinità al servizio di altre divinità.

Nell’Induismo l’universo è una realtà soggetta a dei cicli, destinata ad entrare in un periodo di latenza, di non manifestazione (Avyakta) da cui riemergerà con una nuova creazione (Sarga)… «Tutto questo accade da sempre ed è destinato a ripetersi all’infinito».

In particolare, secondo la mitologia Induista Brahma rompe il guscio e fuoriesce dall’Uovo Cosmico (*), creando nella parte superiore dell’uovo il mondo celeste, nella parte inferiore la Terra e in mezzo lo spazio, l’etere.

(*) Tutto l’universo coincide con l’Uovo Cosmico, denominato anche l’Uovo di Brahma o Brahmanda.

Con la creazione dell’universo Brahma genera i Dèva (divinità), le stelle, i pianeti, la Terra e l’umanità.

Nei templi Khmer, Brahma è raffigurato con quattro teste e quattro braccia. Il simbolo che lo rappresenta è l’Hamsa, un uccello acquatico simile ad un oca.

Brahma ha avuto diverse mogli. Tra queste, la più importante è sicuramente Sarasvati. Quest’ultima è la dea dell’apprendimento, della saggezza, della musica e dell’estetica.

Sarasvati è considerata la creatrice della lingua Sanscrita (colei che diede la penna e l’inchiostro a Ganesha).

Indra

Indra è una divinita Induista, risalente al Periodo Vedico.

(*) Nel Buddismo, Indra (spesso denominato anche Sakra) è una divinita devota al Buddha, sempre e pronto ad assistere l’Illuminato. Tuttavia, pur essendo una divinità, a differenza dei Buddha e dei Bodhisattva, Indra è comunque soggetto al ciclo delle rinascite (Samsara).

Nel Vedismo Indra è una divinità di primo livello, gemello di Agni, il Dio del Fuoco (*)

(*) Agni, Indra e Surya rappresentano le tre divinita principali del Vedismo, i predessori dei tre aspetti divini dell’Induismo (Trimurti).

Egli è considerato Il Re del Paradiso (Svarga), il Sovrano di tutti i Deva, spesso menzionato con l’appellativo di Sovrano Universale (*)

(*) In lingua Sanscrita “Indra” significa “Signore” (in senso religioso).

Indra è un dio-guerriero, protettore delle popolazioni Arii, signore della folgore e dio del temporale, delle piogge e della magia.

Nel corso dei secoli la figura divina di Indra ha progressivamente perso importanza, fino ad essere considerato una sorta di “divinità minore”

(*) nel medioevo la figura di Indra viene parzialmente “assorbita” da Shiva.

L’arma principale di Indra è la folgore (Vajra).

Nelle rappresentazioni artistiche Indra è spesso raffigurato sul dorso di Airavata (*), un possente elefante bianco.

(*) In Thailandia Airavata è denominato “Erawan”.

Nella mitologia Induista Airavata è spesso rappresentanto con quattro zanne e sette proboscidi, mentre nella tradizione buddista e rappresentato con tre teste (tanto da essere chiamato comunemente “L’Elefante a Tre Teste”)

(*) Erawan è associato all’antico Regno di Lan Xang (Laos) ed ha rappresentato per secoli il simbolo della dinastia reale Laotiana.

Nella foto sotto, una scultura di Indra sul dorso di Airavata presso il tempio Banteay Srei (Angkor)

Varuna

Varuna rappresenta una delle più antiche ed importanti divinità del Vedismo.

Nel primo periodo, Varuna è il “Dio del Cielo Notturno” (*), nonchè Signore della pioggia e dei fenomeni celesti (tanto da essere definito il “Garante del’Ordine Cosmico”).

(*) le stelle e la luna erano considerati gli occhi di Varuna (Spasa).

Particolarmente severo, Varuna giudica il comportamento umano, punendo i bugiardi ed i malvagi. Egli è il sovrano degli Aditya, “divinita solari” che precedentemente s’identificavano nella figura di Surya, il Dio Sole.

Nel periodo post-vedico Varuna divenne il Dio delle Acque (*) e custode delle anime degli annegati.

(*) Varuna corrisponde a Poseidone nella mitologia greca o Nettuno nella mitologia romana.

Varuna è il sovrano dei Naga (*) e, come tale, può garantire l’immortalità.

(*) I Naga sono degli spiriti-serpente presenti nella mitologia Vedica, Induista e Buddista. In particolare, la figura del Naga s’identifica nel Cobra, spesso raffigurato con più teste.

Nell’architettura Buddhista le rappresentazioni del Naga sono situate in corripondenza della scala di accesso principale al tempio. Essi infatti sono dei guardiani a protezione del tempio (contro gli spiriti maligni). Tale particolare fa riferimento ad un evento della vita del Gautama Buddha. Infatti, secondo la mitologia Buddista, Mucalinda – sovrano dei Naga – protesse il Buddha dalle intemperie per sette giorni e sette notti durante la sua meditazione sotto l’albero di Bodhi.

Nel corso dei secoli l’importanza di Varuna diminuì in modo considerevole. La causa della sua decadenza fu la sua indole violenta, spesso accompagnata da comportamenti definiti demoniaci.

Indra, progressivamente, assorbì gran parte dei suoi poteri divini.

Le raffigurazioni più recenti lo rappresentano pallido, che impugna un laccio – cappio – in pelle di serpente (Pasha), sul dorso di Makara (*)

(*) Makara è una creatura con le sembianze di un mostro marino. Makara rappresenta l’acqua, fonte di vita e di fertilità.

Ganesha

Nella mitologia Induista Ganesha – o Ganesh – e il figlio primogenito di Shiva e Parvati, fratello maggiore di Skanda.

Ganesha rappresenta tutt’oggi una delle divinità più venerate dai fedeli Induisti.

Egli, infatti, è il “Signore del Buon Auspìcio”, che dona prosperità e fortuna, colui che elimina gli ostacoli materiali e spirituali (motivo per il quale se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualsiasi attività).

Ganesha è raffigurato con una testa di elefante, con una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo.

Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull’altra.

Ogni elemento del corpo di Ganesha ha una sua valenza ed un suo proprio significato:

  • la testa d’elefante indica fedeltà ed intelligenza;
  • il fatto che abbia una sola zanna (e l’altra spezzata) indica la capacità di superare ogni dualismo;
  • le larghe orecchie denotano saggezza, capacità di ascolto e di riflessione sulle verità spirituali;
  • sulla fronte ha raffigurato il Tridente, simbolo di Shiva, che rappresenta il passato, presente e futuro;
  • il ventre è obeso poiché contiene “infiniti universi”, grazie alla capacità di assimilare qualsiasi esperienza;
  • una gamba che poggia a terra e l’altra sollevata rappresentano l’atteggiamento di partecipazione alla realtà materiale in modo distaccato e discriminante;
  • le quattro braccia di Ganesha rappresentano la mente, l’intelletto, l’ego e la coscienza;
  • una mano brandisce un’ascia, simbolo della recisione di tutti i desideri, apportatori di sofferenza;
  • la seconda mano stringe un laccìo, simbolo della forza che lega il devoto all’eterna beatitudine;
  • la terza mano, rivolta al devoto, è in un atto di benedizione (abhaya mudra);
  • la quarta mano sostiene un fiore di loto, che simboleggia il raggiungimento del più alto grado dell’evoluzione umana.

Skanda

Skanda, denominato anche Karttikeya (*), è il figlio secondogenito di Shiva e Parvati, fratello minore di Ganesha.

(*) Tale nominativo deriva dal fatto che, secondo la leggenda, egli fu concepito dalle Krittika, termine Sanscrito utilizzato per identificare le Pleiadi, raggruppamento costituito da dodici stelle appartenenti alla Costellazione del Toro.

Skanda viene solitamente raffigurato con sei teste e dodici braccia (in onore delle Krittika/Pleaidi), armato di lancia, sul dorso di un pavone (Paravani).

Dèvata

I Dèvata (*) sono delle divinità minori, di sesso maschile e femminile, specializzati nello svolgimento di determinate funzioni.

(*) Tevada in lingua Khmer, Thewada in lingua Thai

Tra questi le Apsaras sono sicuramente tra le più popolari.

Apsaras

Apsaras è uno figura celestiale di sesso femminile, presente nella mitologia Induista e Buddista.

Nei Veda è menzionato un unico tipo di Apsaras, moglie dei Gandharva (*).

(*) divinità di sesso maschile a guardia del Corpo Celeste (Soma). Nella mitologia Induista sono spesso descritti come «musicisti e cantanti alla corte degli Dei».

Negli scritti successivi, invece, le Apsaras sono delle danzatrici celestiali alla corte di Indra.

Tuttavia, nella mitologia Induista le Apsaras possono assumere qualsiasi sembianza: umana, animale o vegetale.

Le Apsaras di Angkor

Secondo la leggenda, il sovrano Jayavarman II (fondatore di quello che poi sarebbe diventanto il grande Impero Khmer), ricevette il proprio regno direttamente da Indra (*)

(*) in tale circostanza le Apsaras avrebbero insegnato l’arte della danza alla popolazione Khmer. L’elaborata danza tradizionale Khmer – denominata Danza Apsaras – ha successivamente influenzato in modo considerevole la danza tradizionale Thailandese.

Tutti i principali complessi templari di Angkor sono decorati con basso-rilievi e sculture raffiguranti migliaia di Apsaras.

Il solo Angkor Wat annovera circa 1,850 immagini – una diversa dall’altra – raffiguranti le Apsaras.

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