Dal I al VI secolo d.C. i territori dell’attuale Cambogia e del Vietnam meridionale erano annessi al Regno di Funan.
Costituito da una serie di città-stato e caratterizzato da una cultura “indianizzata”, il Regno di Funan fu molto attivo in ambito commerciale, in particolare con la Cina, l’Indonesia, l’India e la Persia.
In questo periodo storico, nella regione del Delta del Mekong fu realizzata una sofisticata rete di canali d’irrigazione e per favorire il trasporto delle merci.
Contemporaneamente (II secolo d.C.), nell’area dell’attuale Da Nang iniziò a fiorire quello che sarebbe diventato il Regno Champa.
Quest’ultimo, come il Regno di Funan, adottò le divinità della religione Induista, lo sanscrito come linguaggio sacro e molti altri aspetti della cultura Indiana dell’epoca.
Il Regno Champa raggiunse il suo apice nel corso dell’VIII secolo, periodo in cui furono annessi buona parte dei territori dell’attuale Vietnam, suddivisi in 4 distretti autonomi, ciascuno dei quali con un nominativo Indiano:
- Amaravati: distretto che comprendeva la prima capitale del Regno del Champa, Indrapura, situata tra Hue e Danang;
- Vijaya: divenuta capitale del regno intorno all’anno 1000 (Cha Ban), a nord dell’attuale città di Qui Nhon;
- Panduranga: distretto con capitale Rajapura (“La Città del Re”), attuale Phan Rang;
- Kauthara: la quarta divisione territoriale del regno, con capoluogo Yanpunagara, attuale Nha Trang.
I Cinesi s’insediarono nei territori del Delta del Fiume Rosso intorno al II secolo p.C.
Caratterizzata da lavori forzati e numerose tasse, la dominazione Cinese costrinse la popolazione locale ad una condizione di totale sottomissione.
Dal III al VI secolo d.C. si verificarono una serie di rivolte popolari, ma furono tutte regolarmente soppresse dai Cinesi.
Agli inizi del X secolo la dinastia Cinese Tang collassò. La popolazione locale, guidata da Ngo Quyen, si rivoltò in massa costringendo i Cinesi ad una sanguinosa ritirata lungo il Bach Dang River (938).
La sconfitta Cinese pose fine ad una dominazione durata 1,000 anni!
Dal XI al XIII secolo d.C. l’attuale Vietnam del Nord consolidò la propria indipendenza.
Nel 1010 d.C. salì al trono Ly Thai To, fondatore della dinastia Ly (1010-1225). Il regno neo-costituito fu denominato Dai Viet – che letteralmente significa “Grande Viet” – e Thang Long, attuale Hanoi, fu proclamata capitale.
Durante questo periodo storico, caratterizzato da prosperità e progresso, furono realizzate numerose opere idrauliche, fu costituita la prima Università del Paese e furono annessi diversi territori del Regno Champa (Vietnam Centrale)
Verso la metà del XIII secolo, l’Impero Mongolo di Kubilai Khan sferrò un’imponente offensiva contro il Regno di Dai Viet. Quest’ultimo schierò le proprie truppe lungo il corso del Bach Dang River e, utilizzando le stesse tattiche adottate contro i Cinesi circa 3 secoli prima, respinse con successo l’assalto di oltre 500,000 mongoli.
Verso la fine del XIV secolo, le truppe del Regno Champa guidate da Che Bong Nga invasero il Dai Viet, conquistarono la capitale Thang Long ed uccisero l’imperatore Tran Due Tong. Ne approfittarono i Cinesi (dinastia Ming), che agli inizi del XV secolo occuparono nuovamente i territori del Dai Viet.
Tuttavia, nel 1418 ci fu una rivolta popolare – Rivolta Lam Son – guidata da Le Loi, un intellettuale Viet che si rifiutò di lavorare al servizio della dinastia Ming.
Le Loi riuscì a compattare ed organizzare la popolazione locale, costringendo nuovamente i Cinesi ad abbandonare i territori del Dai Viet.
Proclamato Imperatore, Le Loi ed il suo successore – Le Thai Tong – non si limitarono a scacciare i Cinesi. Nel 1471, infatti, i Viet occuparono Vijaya (*), capitale del Regno Champa.
(*) località situata nelle vicinanze dell’odierna città di Quy Nhon, Provincia di Binh Dinh.
Questo evento pose fine al potere militare del Regno Champa, a seguito del quale la popolazione locale (Chams) fu costretta ad emigrare nei territori del Vietnam meridionale.
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Nel corso del XVI secolo il Vietnam del Nord era governato dalla dinastia Trinh (1539-1787), mentre il Vietnam Centrale era governato dalla dinastia Nguyen (1558-1778).
Dal 1627 al 1673 i Trinh cercarono ripetutamente di conquistare i territori della dinastia Nguyen.
Quest’ultimi, dotati di un armamento più moderno (in particolare l’artigliera pesante fornita dai Portoghesi), respinsero le offensive Trinh e, successivamente, annessero la regione del Delta del Mekong.
Nel 1765 la cittadina di Tay Son, situata nelle vicinanze di Qui Nhon, si ribellò al controllo della dinastia Nguyen.
La rivolta fu guidata da due fratelli, Nguyen Lu e Nguyen Nhac, denominati i “Ribelli di Tay Son”. In breve tempo la ribellione esplose in gran parte dei territori del Vietnam Centrale.
Approfittando della situazione, le truppe Trinh sferrarono un attacco e conquistarono Phu Xuan (attuale Hue), capitale del Regno Nguyen.
Consolidata la loro posizione e sostenuti dalla maggioranza del popolo, i fratelli Nguyen crearono un vero e proprio esercito.
Nel 1776 conquistarono anche Saigon, ultima roccaforte della dinastia Nguyen. Successivamente (1783), Nguyen Lu fu proclamato sovrano del Vietnam meridionale e Nguyen Nhac sovrano del Vietnam Centrale. Il terzo fratello, Nguyen Hue, marciò verso nord e pose fine alla dinastia Trinh (1786).
Dopo aver respinto un’offensiva Cinese nel 1789, Nguyen Hue si autoproclamò sovrano dei territori del nord con il nominativo di Imperatore Quang Trung.
Nguyen Anh, uno dei pochi sopravissuti della dinastia Nguyen, guidò vittoriosamente la rivolta contro la dinastia di Tay Son.
Nel 1802, dopo aver conquistato anche i territori settentrionali, Nguyen Anh unificò il Paese denominandolo ufficialmente Viet Nam. La capitale del regno fu trasferita a Hue e Thang Long fu rinominata Ha Noi (“La Città tra i due fiumi”).
Nguyen Anh si autoproclamò sovrano con l’appellativo di Imperatore Gia Long.
La dinastia Nguyen, fondata dall’Imperatore Gia Long, governò il Vietnam fino al 1945 (143 anni).
L’attività militare dei Francesi in Vietnam ebbe inizio nel 1847, anno in cui la Marina Francese attaccò il porto di Da Nang, ufficialmente per liberare alcuni missionari cattolici impriginati per volere dell’imperatore Thieu Tri.
Dopo l’occupazione Francese di Saigon nel 1859, l’imperatore Tu Duc firmò un trattato a seguito del quale i territori della regione del Delta del Mekong – Saigon inclusa – passarono sotto il diretto controllo dei Francesi (Cocincina).
Alla morte dell’imperatore Tu Duc (1883), i Francesi attaccarono ed occuparono la capitale Hue.
Nel 1887 l’intero Vietnam fu ufficialmente annesso all’Indocina Francese.
Durante questo periodo, i Francesi imposero considerevoli cambiamenti sociali, culturali e religiosi (diffusione del cattolicesimo) oltre alla realizzazione di importanti ed imponenti opere pubbliche (*)
(*) tra cui la linea ferroviaria Saigon-Hanoi e la bonifica di una vasta area del delta del Mekong.
Tuttavia, per la realizzazione di tali opere, i francesi applicarono delle tasse che devastarono l’economia rurale, elemento primario per il sostentamento della popolazione locale.
Ben presto ci furono le prime rivolte popolari, regolarmente soppresse dai Francesi.
Nazionalismo
Tra la popolazione cominciò a crearsi una diffusa aspirazione di indipendenza, un generalizzato nazionalismo contro l’oppressore straniero.
Phan Boi Chau (*) costituì un movimento denominato “Dong Du” (termine che in lingua Viet significa “Vai ad Est”), durante il quale numerosi giovani furono inviati in Giappone a studiare.
(*) Phan Boi Chau (1867-1940) è stato un rivoluzionario, patriota e nazionalista vietnamita.
Phan Boi Chau riteneva infatti che per liberarsi dei Francesi bisognava modernizzare il Paese, procedimento possibile solo e soltanto attraverso una classe dirigente vietnamita opportunamente educata e preparata.
In questo periodo storico, caratterizzato da frustazione e sentimenti anti-colonialisti, cominciarono ad imporsi i comunisti.
La storia del comunismo in Vietnam coincide sostanzialmente con la biografia politica di Nguyen Sinh Cung, meglio conosciuto come Ho Chi Minh.
HCM nacque a Nguyen Tat Tranh, pronvicia di Vinh, nel 1890. Nel 1911 fu assunto come apprendista-cuoco in una nave Francese, periodo durante il quale ebbe modo di viaggiare in diversi Paesi.
Dopo un breve periodo come giardiniere in Inghilterra e Francia, Ho Chi Minh si trasferì a Parigi, luogo in cui imparò diverse lingue – Inglese, Tedesco, Francese e Mandarino – e, soprattutto, iniziò il proprio percorso politico.
Ho Chi Minh fu uno dei fondatori del Partito Comunista Francese (1920).
Trasferitosi a Guanzhou, Cina, costituì “La Lega della Gioventù Rivoluzionaria del Vietnam”.
Nel corso degli anni ’30 fu arrestato dal governo francese in quanto la sua attività fu considerata «rivoluzionaria».
Dopo il suo rilascio, HCM trascorse diversi mesi in Unione Sovietica e Cina.
Al suo ritorno in Vietnam – nel 1941, dopo 30 anni – Ho Chin Minh costituì i Viet Minh (Lega per l’Indipendenza del Vietnam), organizzazione paramilitare di matrice comunista costituita per ottenere l’indipendenza dalla Francia.
Dopo l’occupazione della Francia da parte della Germania nazista nel 1940, il governo dell’Indocina Francese acconsentì alle truppe dell’Impero Giapponese di occupare il Vietnam.
Nonostante il Vietnam rimase amministrato ufficialmente dalla Francia, i Giapponesi imposero la requisizione del riso per il sostentamento delle proprie truppe.
Questo provvedimento provocò una carestia tra la popolazione locale – in particolare nei territori settentrionali del Vietnam – che causò la morte di oltre due milioni di persone!
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’unica opposizione al governo Francese ed all’occupazione Giapponese fu rappresentata dai Viet Minh di Ho Chi Minh (all’epoca supportati dagli USA).
Alla fine del secondo conflitto mondiale i Viet Minh controllavano gran parte del Vietnam.
Nell’Agosto del 1945 Ho Chi Minh organizzò una imponente rivolta popolare, denominata “La Rivoluzione d’Agosto”, a seguito della quale fu proclamata l’indipendenza del Vietnam e la costituzione della Repubblica Democratica del Vietnam (2 Settembre 1945).
Ho Chi Minh scrisse otto lettere al presidente americano Harry Truman, nelle quali chiese espressamente aiuto e supporto per proseguire e consolidare il processo d’indipendenza del Paese. Tuttavia, contrario all’espansione del comunismo, il governo americano non inviò alcuna risposta.
A seguito della dichiarazione d’indipendenza di Ho Chi Minh, nel 1946 la Francia inviò le proprie truppe per riprendere il controllo del Paese. Haiphong fu pesantemente bombardata dai Francesi, offensiva nel corso delle quale persero la vita centinaia di civili.
Insediati nelle zone montuose del Vietnam del Nord, i Viet Minh contraccarono con azioni di guerriglia, dando inizio alla Prima Guerra di Indocina (1946-1954).
Nonostante gli aiuti ed il supporto americano (complessivamente 2 bilioni di dollari!), i francesi non riuscirono mai ad avere il controllo effettivo del Vietnam.
Spinti da un forte sentimento nazionalista, i guerriglieri Viet Minh continuarono regolarmente ad effettuare incursioni contro gli insediamenti francesi.
Durante il conflitto, Ho Chi Minh dichiarò pubblicamente «potete uccidere 10 dei miei uomini per la morte di ogni vostro soldato, nonostante ciò voi perderete ed io vincerò».
Divisione del Vietnam
Nel Maggio del 1954, durante la battaglia di Dien Bien Phu, i guerriglieri Viet Minh scavarono un tunnel sotto le postazioni francesi e lo riempirono di esplosivo.
L’epilogo di tale offensiva, come si può immaginare, fu devastante per le truppe francesi che, poco dopo, si arresero ai Viet Minh.
Lo stesso anno, la Conferenza di Ginevra pose fine ufficialmente all’Indocina Francese.
Il Vietnam fu “temporaneamente” diviso in due stati, fino alla svolgimento delle elezioni nazionali (fissate per il 23 Luglio 1956): a nord del 17° parallelo la Repubblica Democratica del Vietnam, guidata da Ho Chi Minh e capitale Hanoi; a sud lo Stato del Vietnam, con a capo l’Imperatore Bao Dai e capitale Saigon. Tra i due stati fu definita una “Zona Demilitarizzata”.
Fu accordato inoltre un periodo di 300 giorni nel corso del quale la popolazione locale poteva decidere se trasferirsi a nord o a sud.
Durante tale “periodo di transizione”, oltre un milione di persone, in particolare cristiani cattolici ed intellettuali, si trasferirono a sud per paura di ritorsioni da parte comunista.
Nel 1955, Ngo Dinh Diem, Primo Ministro dello Stato del Vietnam, anti-comunista cattolico, vinse il referendum (*) e fu proclamato Presidente della neo-costituita Repubblica del Vietnam.
(*) il referendum fu organizzato dal fratello Ngo Dinh Nhu
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Vietnam del Sud
Convinti che Ho Chi Minh avrebbe ottenuto una netta vittoria, gli americani posticiparono continuamente lo svolgimento delle elezioni nazionali, previste dagli accordi di Ginevra per il Luglio 1956.
Nel 1957 Diem si recò negli Stati Uniti ed incontrò il presidente Eisenhower, che lo definì pubblicamente “L’uomo del miracolo in Asia” (…).
Dopo un periodo di calma apparente, Diem impose la chiusura dei monasteri buddisti, arrestò numerosi monaci, eliminò tutti i partiti e movimenti politici di opposizione e nominò i membri della sua famiglia a capo dei principali incarichi governativi.
Agli inizi degli anni ’60 si verificò una larga protesta popolare, capeggiata dagli studenti universitari da numerosi e da numerosi membri del clero buddista (bonzi).
Gli Stati Uniti cominciarono a dubitare della “bontà” di Diem. Nel 1963, un gruppo di giovani generali dell’esercito sud-vietnamita, supportati dal governo americano, effettuarono un colpo di stato nel corso del quale Diem ed il fratello furono uccisi.
Due anni dopo (1965), il gen. Nguyen Van Thieu prese il controllo del Paese.
Vietnam del Nord
A differenza del Vietnam del Sud, caratterizzato da lotte interne e da instabilità politica, il regime di Ho Chi Minh si compattò e prese saldamente il controllo del Vietnam del Nord.
Nella seconda meta degli anni ’50 furono imposti una serie di provvedimenti tipici del socialismo-comunismo dell’epoca, che portarono all’arresto e fucilazione di migliaia di persone (*)
(*) in particolare intellettuali e proprietari terrieri.
Nel 1959 fu costituito il Fronte Nazionale di Liberazione (NLF), successivamente denominato Viet Cong (VC) e fu riaperta il famoso “Sentiero di Ho Chi Minh”, percorso attraverso il quale furono rifornite le truppe combattenti nei territori del Vietnam Centrale e Meridionale durante la Prima Guerra d’Indocina.
Sostenuto da Cina ed Unione Sovietica, nel 1960 il governo nord-vietnamita dichiarò ufficialmente «di voler liberare il sud del Paese dall’imperialismo americano», sancendo di fatto l’inizio della Seconda Guerra d’Indocina (Guerra del Vietnam).
L’arrivo della Cavalleria
Nel 1964 Hanoi cominciò ad inviare regolarmente truppe in direzione sud (attraverso il Sentiero di Ho Chi Minh).
Il governo di Saigon, in preda ad uno stato di confusione generale, non fu in grado di contrastare l’avanzata dei Viet Cong. Ogni mese circa 2,000 soldati disertarono dall’esercito della Repubblica del Vietnam (ARVN).
Nel 1965 ARVN ordinò la ritirata delle proprie truppe da Hue e Da Nang. Per gli americani, il Vietnam rappresentava l’ultimo tassello mancante per l’espansione del comunismo in Asia.
Così, dopo aver fornito supporto e rifornimenti per oltre 2 bilioni di dollari ai Francesi durante la Prima Guerra d’Indocina, gli Stati Uniti decisero d’intervenire direttamente. Dapprima con una serie di incursioni aeree e, successivamente, con truppe di terra.
Nel Marzo del 1965 sbarcarono i primi Marines sulla spiaggia di Danang. Nel Dicembre del 1965 i soldati americani in Vietnam erano 185,000; due anni dopo raggiunsero le 486,000 unità.
Nel gennaio del 1968, le truppe nord-vietnamite sferrarono un’offensiva contro la base americana di Khe Sanh, situata lungo la Zona Demilitarizzata (DMZ).
Nonostante sia considerata tutt’oggi come una delle piu grandi battaglie della Guerra del Vietnam, tale offensiva fu principalmente un diversivo per quella che fu definita l’Offensiva del Tet.
La sera del 31 Gennaio 1968, giorno in cui il Vietnam festeggia il nuovo anno lunare (Tet), i Viet Cong attaccarono contemporaneamente più di 100 cittadine ed insediamenti controllati dagli americani.
Questa serie di attacchi coordinati colsero di sorpresa gli americani che contraccarono in modo confuso, bombardando pesantemente varie città.
Un ufficiale americano a Huè comunicò via radio «dobbiamo distruggere la città per mantenere la posizione».
Gli americani riuscirono a respingere l’offensiva sferrata dai Viet Cong, tuttavia la popolazione locale (e non solo) raggiunse il limite della tolleranza, sempre più convinta che gli americani non fossero in grado di fermare l’avanzata dei Viet Cong.
Contemporaneamente cominciarono a circolare notizie di atroci massacri compiuti dai soldati americani nei confronti di centinaia di civili, contadini indifesi, tra cui il tristemente famoso massacro del villaggio di My Lai.
A partire dal 1969, l’opinione pubblica cominciò a criticare apertamente l’intervento americano.
Un imponente movimento pacifista, sviluppatosi tra i giovani americani e successivamente diffusosi in Europa, cominciò a chiedere a gran voce il ritiro delle truppe americane dal Vietnam.
Il 27 Gennaio 1973, il governo USA, Vietnam del Nord, Vietnam del Sud e Viet Cong sottoscrissero un accordo che prevedeva una tregua a tempo indeterminato tra le parti, la fine dell’impegno americano in Vietnam ed il rilascio dei prigionieri di guerra.
Il Vietnam fu mantenuto provvisoriamente diviso in due, in attesa di un governo democratico.
Le truppe americane iniziarono a ritirarsi dal Vietnam nel 1973, lasciando il governo sud-vietnamita solo contro l’avanzata dei Viet Cong.
Infatti, nonostante l’accordo stipulato a Parigi, nel Gennaio del 1975 le truppe nord-vietnamite sferrarono una imponente offensiva con carri armati ed artiglieria pesante.
Città dopo città, i Viet Cong conquistarono gran parte del Vietnam Centrale e puntarono dritti verso Saigon.
Letteralmente in preda al panico, il governo sud-vietnamita non fu in grado di opporre resistenza all’avanzata comunista.
Nguyen Van Thieu, a capo del governo dal 1967, diede le dimissioni il 21 Aprile 1975 e subito dopo abbandonò il Paese (con al seguito diversi milioni di dollari…).
La mattina del 30 Aprile 1975, le truppe nord-vietnamite entrarono a Saigon. Il Gen. Duong Van Minh, presidente per sole 42 ore dopo la fuga di Nguyen Van Thieu, si arrese ponendo fine ufficialmente al conflitto in Vietnam. Lo stesso giorno, Saigon fu rinominata dai comunisti Ho Chi Minh City (HCMC).
Gli americani non furono gli unici ad abbandonare il Vietnam. Dopo il collasso del governo sud-vietnamita, timorosi per eventuali ritorsioni da parte del governo nord-vietnamita, 135,000 vietnamiti lasciarono il Paese.
Nel corso dei 5 anni successivi si stima che oltre mezzo milione di persone fuggirono dal Vietnam, molti dei quali a bordo di barconi in condizioni disperate, denominati tristemente “Boat People”.
La fine del conflitto nel 1975 colse impreparato il governo di Hanoi, privo di alcun programma su come amministrare e reintegrare il Vietnam del Sud, completamente diverso da un punto di vista sociale ed economico.
A tal scopo fu costituito un Governo Rivoluzionario Provvisorio, con a capo dei funzionari del Partito Comunista del Vietnam del Nord (Ho Chi Minh non si fidava degli amministratori locali).
La riunificazione del Vietnam fu proclamata ufficialmente nel Luglio del 1976.
Il partito cercò di imporre da subito i principi del socialismo, sopprimendo qualsiasi altro partito/movimento politico.
Nonostante quanto annunciato pubblicamente, il regime di Hanoi abolì la proprietà privata e centinaia di migliaia di persone con ruoli nel precedente regime – in particolare intellettuali, artisti e leader religiosi – furono imprigionate e/o costrette ai lavori forzati (denominati “Campi di Rieducazione”).
L’imposizione del socialismo si rivelò disastrosa a livello sociale ed economico.
Considerato che le relazioni diplomatiche con la Cina ed i Khmer Rossi si deteriorarono subito dopo la riunificazione del Paese, il governo di Hanoi chiese ed ottenne il supporto dell’Unione Sovietica.
Verso al fine degli anni ’70, i Khmer Rossi iniziarono ad attaccare numerosi villaggi vietnamiti situati nell’area del Delta del Mekong.
Dopo una serie di offensive e contro-offensive, il 25 Dicembre 1978 le truppe Vietnamite occuparono Phnom Penh, capitale della Cambogia, costringendo i Khmer Rossi alla ritirata.
L’occupazione della Cambogia da parte del Vietnam fu considerato un grave atto dalla Cina che, nel Febbraio del 1979, invase temporaneamente (17 giorni) i territori del Vietnam del Nord.
Dopo aver costituito un governo pro-Hanoi, l’occupazione della Cambogia si trasformò ben presto in una lunga e sanguinosa guerra civile, insostenibile anche per il Vietnam dopo decenni di guerra.
L’ascesa al potere di Mikhael Gorbacev nel 1985, caratterizzata dalla “Perestroika” (ristrutturazione) e dalla “Glasnost” (apertura), diede inizio allo smantellamento dell’Unione Sovietica.
Privo del supporto economico-militare-politico dell’URSS, il Vietnam si ritirò definitivamente dalla Cambogia (1979).
Nel 1994, gli USA rimossero le sanzioni economiche imposte nei confronti del governo di Hanoi 30 anni prima.